I matrimoni
Si dice che abbiamo due vite e che la seconda inizi quando ci rendiamo conto di averne solo una.
Per me è andata così: ho iniziato la mia seconda vita nel 2016, dopo uno spavento riguardante la salute. Un giorno mi sono ritrovata a riflettere e a chiedermi: “ok, è tutto a posto. Ma se non ci fosse stato un lieto fine, io cosa avrei fatto della mia vita fino ad ora?”
Laureata in ingegneria edile-architettura, ho passato dieci anni ad arredare case e mi piaceva, ma mi mancava una componente per me fondamentale: la manualità. Lavorare con le mani per me è tutto, l’ho sempre fatto, ma nella mia prima vita era solo per i miei due hobby: il disegno e la cucina.
La mia seconda vita è iniziata quando avevo 36 anni. Ho scelto i fiori, perchè, oltre alla manualità inserita nel quotidiano, cercavo un contatto diretto con la natura.
Ho scelto la vita che volevo, ma non posso certo dire che il lavoro della fioraia sia rispettoso della natura. Già durante il primo anno mi sono resa conto del consumo di plastica che comportano i fiori recisi: confezionati in steli che possono andare da dieci a cinquanta, sono sempre avvolti da involucri di plastica. Non voglio scendere ora in dettagli che possono sembrare “fanatici”, ma la maggior parte dei fiori vengono coltivati all’estero: se coltivati in Olanda, il consumo di Co2 deriva dall’uso intensivo delle serre, se coltivati in Africa o in sud America (dove c’è anche la triste realtà dello sfruttamento del lavoro), dal tasporto su aerei e camion refrigerati. Personalmente non ho uno stile di vita rigidamente green: non sono né vegana, né vegetariana, ma posso affermare di avere uno stile di vita alimentare e comportamentale che definirei etico-consapevole. Pertanto, per coerenza e ferma volontà, voglio che questi miei comportamenti si estendano al mio lavoro.
L’aspetto che – da subito- mi ha maggiormente dato fastidio è che il mondo delle fiorerie è un mondo di sprechi. Non è bello da dire, ma i fiori recisi, meravigliosi se visti nel momento di massima fioritura, sono in realtà elementi caduchi: quando li portiamo a casa, stanno già morendo. Ho gestito una fioreria per tre anni e mi è spesso capitato di dover buttare i fiori. Il rifornimento di un esercizio commerciale è quasi sempre una scommessa: difficile sapere quanto e cosa venderai maggiormente. Per le fiorerie queste scommesse sono quotidiane. Perciò, complice una difficoltosa gestione della mia famiglia, dopo tre anni ho chiuso la fioreria per trasferire tutto in uno shop online, eliminando i fiori recisi dal mio quotidiano. Oggi lavoro prevalentemente con fiori secchi, che acquisto in enormi scatole di cartone e che arrivano su furgoni non refrigerati. Certo, non sono prodotti a Km zero, ma sono prodotti che hanno una durata che supera anche i 4 anni, molto di più se accettiamo che possano scolorire.
Eppure c’è un settore per il quale fino ad oggi, ho mantenuto l’utilizzo dei fiori recisi: quello degli allestimenti per matrimoni. Forse per le richieste iniziali degli sposi, forse per abitudine, ho continuato a portare avanti proposte in cui i fiori recisi sono sempre stati protagonisti. L’allestimento di un matrimonio inizia, mediamente, dai due ai tre giorni prima dell’evento. Perchè si vanno a ritirare i fiori prenotati, si puliscono e si mettono in acqua per portarli alla massima fioritura e si lavorano, creando composizioni (che utilizzano quasi sempre la spugna) che alla fine dell’evento vengono quasi sempre buttate.
Ma c’è stato un matrimonio che mi ha fatto capire che il mio percorso verso scelte più consapevoli anche nel lavoro, poteva estendersi anche agli eventi. Sto parlando del matrimonio di Marco ed Elisa, che hanno richiesto l’utilizzo di piante, sia in chiesa, che in location e sapete cosa vi dico? Ad oggi, resta il mio matrimonio preferito. Sono sincera: il matrimonio di cui parlo è stato allestito a fine Agosto del 2019 e mi è servito tutto questo tempo per arrivare a maturare questa mia decisione, che verrà vista da molti rigida, ma che mi rispecchia e mi porterà a conoscere -ne sono certa- persone meravigliose.
Arrivo al punto: per me il 2021 sarà un anno di transizione: porterò avanti i matrimoni (che sono per lo più matrimoni del 2020 posticipati) così come erano stati progettati. Ma dal 2022 io proporrò solo matrimoni che definirei, come dicevo, etico-consapevoli.
Come?
Utilizzerò i fiori recisi solo per il bouquet della sposa e gli accessori. Per il resto, utilizzerò solo piante, frutta fresca, verdura e fiori secchi. Lo scopo è quello di allestire alla fine dell’evento uno spazio in cui gli ospiti possono scegliere liberamente piante e frutta da portare a casa, senza nessuno spreco.
Certo, è chiaro che tutto ciò possa essere fatto con composizioni di fiori recisi, ma torniamo al punto di partenza: quanto dura un fiore reciso? Cosa comporta la sua produzione? Certo, stanno prendendo piede le flower farm, che possono fornirci fiori a Km zero, ma sono pur sempre elementi caduchi.
E’ una mia scelta, che ho cercato di spiegare, non spero che tutti siano d’accordo con me, anzi: sono consapevole che mi precludo la possibilità di seguire molti sposi, ma vorrei che fosse una scelta rispettata.
L’ultimo aspetto che vorrei sottolineare è di non pensare a questo tipo di matrimonio come un matrimonio in cui la macchia cromatica sia prevalentemente verde: no. Esistono divere tipologie di piante: le piante grasse, le succulente, che hanno la forma di fiori, le piante tropicali e meravigliose piante fiorire. Per non parlare di quanto la frutta possa diventare protagonista su una tavola, insieme a candele e fiori secchi.
[grazie a Lucia e Mauro di Luma video per aver trovato il modo migliore per raccontare il mio nuovo percorso di sostenibilità]
il bouquet
Il Bouquet è l’elemento floreale più importante e non parlo del ruolo che riveste all’interno dell’intero allestimento, ma dell’emozione che dona alla sposa: stringerlo tra le mani significa afferrare il sogno, essere dentro la favola.
Comporlo significa interpretare questo sogno, dargli forma significa creare armonia tra desideri, abito e corporatura della sposa.
Da grande romantica, devo confessarti che le spose che più adoro sono quelle che si presentano alla cerimonia (che sia religiosa, civile o simbolica) con il bouquet in mano, quelle che scendono dall’auto illuminate dalla gioia e che, passo dopo passo, fanno tremare le gambe di emozione allo sposo.
le bottoniere
Ci sono due momenti, nel giorno di un matrimonio, che mi emozionano. E per “emozione” intendo un nodo alla gola di pura gioia, accompagnato da una sensazione di soddisfazione e voglia di fare: il primo è il viaggio d’andata, quando sono sola con la musica, dopo aver caricato il furgone e sto guidando in direzione chiesa o location. Di lì a poco so che vedrò lo stancante lavoro del giorno prima trovare la propria espressione e non vedo l’ora.
Il secondo è quando fisso le bottoniere a sposo, testimoni, papà ecc…Ecco: questo è il momento che più mi frega e nemmeno so spiegare il perché. Forse perché tutto si è compiuto, forse perché di lì a poco vedrò la sposa, che è sempre uno spettacolo da togliere il fiato, forse perché tutto, quel giorno, è speciale grazie anche al mio piccolo contributo.
Di solito gli uomini a cui metto le spille sono molto incuriositi, guardano il punto in cui viene agganciata schiacciando il mento sulla camicia e spostando lo sguardo sulle mie mani e i piccoli fiori.
Così io passo inosservata e posso tenere gli occhi lucidi senza imbarazzo.
gli allestimenti e i dettagli
Chiesa, castello, aula consiliare o giardino, auto, location… Tutto dovrebbe essere allestito seguendo un tema che rispecchi gusti, desideri, personalità, vissuto degli sposi e che sia in armonia con gli spazi, perchè anche i luoghi hanno un’anima ed è doveroso rispettarla. Detto questo, anche in tal caso non credo esistano regole.
Via libera quindi all’uso di nuovi materiali, a quelli già visti, agli abbinamenti cromatici audaci o a quelli monocromatici. Anzi… Forse una regola c’è ed è un consiglio che do agli sposi: dovete sentirvi a vostro agio.
E c’è un’ultima cosa che mi permetto di scrivere: se sogni un matrimonio dal sapore classicheggiante, forse OPI ILLI non fa per te.